
Davide Crippa, sottosegretario allo Sviluppo Economico, è intervenuto di recente sul tema degli investimenti nelle energie rinnovabili in Italia. Il sottosegretario ha espresso il suo punto di vista durante il forum Qualenergia tenutosi a Roma lo scorso 28 novembre, sottolineando come la rivoluzione green, che punta a raggiungere un target di consumo di almeno del 32% di energia prodotta da fonti verdi in Italia entro il 2030, debba essere rimandata.
I motivi della frenata
Secondo quanto sostiene Crippa, la scelta di un target così elevato implicherebbe un investimento troppo elevato e il rischio di Gap. Le tecnologie attuali non consentono di puntare a consumi verdi del 32% entro il 2030.
Dare priorità allo sviluppo delle tecnologie, rivedere periodicamente il piano di sviluppo e solo successivamente elevare lo standard: questo l’iter da seguire secondo il sottosegretario.
Elaborato nell’ambito della Strategia Energetica Nazionale, firmata a Novembre 2017 dagli ex-ministri Calenda e Galletti, il piano di sviluppo si propone di raggiungere in modo sostenibile gli obiettivi definiti nella Conferenza COP21 di Parigi, ridurre le spese italiane per l’energia rispetto al resto dell’Europa e consolidare l’indipendenza energetica del Paese.
Crippa ha proposto di ritoccare verso il basso il target al 30% entro il 2030, segno che lo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia ha subìto un rallentamento nonostante nel 2015 il nostro Paese aveva fatto passi da gigante, raggiungendo una produzione verde del 17,5% sui consumi energetici complessivi, ben oltre il target del 17% fissato per il 2020.
Lo stato attuale delle rinnovabili
Attualmente sono ancora i settori del solare termico e del fotovoltaico a guidare le scelte degli italiani.
Il fotovoltaico rappresenta il 51% dell’intera produzione elettrica italiana e i consumatori apprezzano particolarmente i piccoli impianti domestici da 20 kW che consentono di risparmiare sulle bollette nel medio-lungo periodo fino ad azzerare quasi completamente la spesa per l’energia.
L’eolico corrisponde al 18% di tutta la produzione da energie rinnovabili. Il mercato dell’eolico domestico è decollato grazie agli incentivi per gli impianti sotto i 60 kW.
L’idroelettrico si è sviluppato con la costruzione di grandi impianti, ma solo fino al 2000. Attualmente la maggior parte dell’energia idroelettrica è prodotta dalle grandi dighe del Nord e del Centro Italia e corrisponde al 40% della produzione di energia rinnovabile in Italia.
Chiude il geotermico, concentrato nella regione Toscana, che contribuisce solo al 2% della produzione di energia verde nazionale.