La ripartenza del Paese durante la Fase 2 necessita di un piano di investimenti ben definito non solo sul piano nazionale, ma anche su quello europeo. A tal proposito la strategia appare piuttosto chiara da ormai più di un anno: decarbonizzare l’economia, raggiungere gli obiettivi del Piano governativo per l’energia e il clima (Pniec), perseguire il Green Deal Europeo.

Un piano economico questo che mobiliterà 110 miliardi di euro di investimenti da qui al 2030, permettendo la ripartenza del Paese durante la Fase 2. Giuseppe Ricci, presidente di Confindustria Energia, evidenzia che «nella difficile situazione economica causata dall’emergenza sanitaria gli investimenti in infrastrutture energetiche rappresentano per l’Italia un’opportunità per la ripresa economica post coronavirus».
A trainare il piano economico saranno le fonti di energia rinnovabili, un settore in crescita esponenziale già da diversi anni. Irena, Agenzia internazionale dell’energia rinnovabile, ha stimato lo scorso mese che quasi il 75% della nuova capacità di produzione elettrica installata nel 2019 è rinnovabile.
Ad oggi le fonti di energia rinnovabili forniscono in totale più di un terzo dell’elettricità mondiale e la costruzione di centrali elettriche a combustibili fossili è in calo in Europa e negli Usa.
Il piano economico per la ripresa del Paese durante la Fase 2 punta in particolare su impianti solari ed eolici, fonti di energia che nel 2019 hanno occupato rispettivamente il 55% ed il 34% di tutte le rinnovabili1, e di cui è previsto un incremento del 30% nei prossimi mesi. Gli investimenti sulle fonti di energia fossili invece, verranno ridotti del 25%, grazie a provvedimenti già attuati nei mesi precedenti.

La chiave di questa scelta “green” consiste nell’inesauribilità e nell’indipendenza energetica. Se in alcuni casi la produzione di idrocarburi si rivela più economica, rimane comunque un dato incerto nel lungo periodo ed il costo di importazione non potrà che aumentare nei prossimi anni. Le fonti rinnovabili invece assicurano un approvvigionamento inesauribile di energia e permettono la riduzione dei costi di rifornimento nel lungo periodo, gli impianti di produzione energetica saranno infatti realizzati all’interno dei confini nazionali, eliminando i costi d’importazione.
Il tasso di disoccupazione, aumentato durante la Fase 1 nei primi mesi del 2020, vedrà invece un cambio di rotta in positivo nella Fase 2: l’indagine di Confindustria Energia prevede un incremento occupazionale di 135 mila posti di lavoro annui, necessari per la costruzione e la digitalizzazione degli impianti energetici.
Il totale degli investimenti raggiungerà i 350 miliardi solamente durante il primo periodo di costruzione, con ricadute positive sul Pil dello 0,8% nei prossimi dieci anni.
Una linea più “verde” dell’economia nazionale potrebbe rivelarsi la migliore alleata della ripresa durante la Fase 2. Già nel 2018 l’economia circolare in Italia contava 88 miliardi di fatturato, raggiungendo l’1,5% del valore aggiunto nazionale, con un numero di lavoratori impegnati nel settore pari a 575 mila2.

L’Italia è ormai affermata come tassello fondamentale per il piano di investimenti green nell’area del Mediterraneo, indicata proprio dall’Osservatorio Mediterraneo dell’Energia come il miglior traino per favorire un’accelerazione della transizione energetica sostenibile.