
Il neo presidente eletto, Joe Biden, ha in agenda una politica energetica completamente diversa da quella dell’amministrazione Trump. Se fino ad oggi gli investimenti sui combustibili fossili sono stati incentivati per raggiungere il così detto predominio energetico, dal prossimo anno Joe Biden ha in programma di raggiungere lo stesso obiettivo tramite energie rinnovabili, rientrando nell’accordo di Parigi ed azzerando le emissioni di gas serra entro il 2050.
Cosa cambierà con Joe Biden?
- Investimenti sull’energia eolica offshore. Gli impianti eolici principali si trovano in Florida e in Virginia, a cui l’amministrazione Biden ha intenzione di dare supporto, contrariamente a quanto era stato fatto con Trump, che ne aveva ritardato i processi autorizzativi;
- Limitazioni per petrolio e gas. L’intenzione principale è quella di interrompere la vendita di nuovi contratti per lo sviluppo di risorse petrolifere e di gasdotti sulle terre e sulle acque pubbliche. Un’azione che, secondo gli esperti, avrà una ricaduta principalmente sull’estrazione offshore piuttosto che su quella onshore;
- Maggiori difficoltà per progetti infrastrutturali. Il trasporto e la produzione di petrolio e gas saranno sottoposti a processi di autorizzazioni più complicati ed attenti agli impatti ambientali;
- Più veicoli elettrici. Verranno incentivate le produzioni di veicoli elettrici, creando investimenti per la mobilità sostenibile;
Accordi con l’Iran. Dopo le elezioni in Iran di giugno 2021, cominceranno trattative fra Washington e Teheran per allentare le sanzioni economiche del 2018 anche se, come alcuni sostengono, trovare un punto d’incontro sarà un’operazione;
Gli effetti sul settore del carbone
Biden vuole decarbonizzare il settore energetico entro il 2035, il rischio tuttavia è quello di effettuare una transizione verso l’energia pulita troppo rapida, che potrebbe causare la perdita di numerosi posti di lavoro all’interno dell’attuale settore energetico. Il processo è delicato e sarebbe necessario trasferire almeno lo stesso tasso di occupazione all’interno della produzione di energie rinnovabili, per garantire una transizione pacifica e minimizzare gli effetti collaterali.
È previsto infatti che la domanda di carbone da parte del settore elettrico continui a crescere nell’immediato futuro, per poi calare drasticamente fino al 2050.