
Il 2017 rappresenta per l’Europa l’anno della conquista. Per la prima volta l’energia pulita prodotta dal vento, dal sole e dalle biomasse, ha prodotto il 30% di elettricità in più rispetto a quella generata dal carbone (combinazione di carbon fossile e di lignite), contro il 29,8% del 2016. Questo è quanto hanno stabilito Agora Energiewende e Sandbag (i principali think thank sulla politica energetica in Germania e nel Regno Unito) dopo l’analisi dello stato della transizione energetica in Europa.

Secondo il loro rapporto, nel 2017, l’elettricità generata dalle rinnovabili è cresciuta del 12%; più che raddoppiata rispetto al 2010. Fino a 5 anni fa la produzione di carbone era più del doppio rispetto a quella dell’energia eolica, solare e delle biomasse; questi dati non fanno che dimostrare gli enormi progressi compiuti dal mondo del rinnovabile.
La produzione del rinnovabile tradotta in numeri

Da sole Germania e Regno Unito, hanno contribuito al 56% della crescita negli ultimi 3 anni. Nel mix elettrico europeo, la quota di nuova energia prodotta da eolico, solare e biomasse, risulta “più che raddoppiata dal 2010”, passando dal 9,7% del 2010 al 20,9% nel 2017, con un aumento medio del 1,7% ogni anno. Per quanto riguarda l’eolico, le buone condizioni ventose e gli ingenti investimenti effettuati nel corso del 2017 hanno permesso di raggiungere una crescita del 19% solo in questo settore.

L’energia solare è responsabile invece del 14% della crescita totale, mentre il boom delle biomasse sembra essersi assestato. In quanto all’energia idroelettrica si parla invece di decisivo calo in tutta Europa dato che il clima del 2017 è stato particolarmente secco. Questo bilanciamento generale ha fatto sì che ci sia stato lo 0.2% di aumento dell’elettricità prodotta dalle energie rinnovabili rispetto al 2016; un aumento lieve che non ha migliorato le emissioni di CO2, ma che ha comunque permesso di superare l’energia prodotta dal carbone.
Per l’Italia, eolico, solare e biomasse, nel 2017, hanno determinato il 24% della produzione elettrica nazionale; il solare ha giocato un ruolo fondamentale in questa conquista: la sua produzione è aumentata di 3 Twh rispetto al 2016, con un calo correlato di energia elettrica prodotta per mezzo del carbon fossile.
Irena: un 2020 competitivo per il rinnovabile

Sembra che tra due anni tutte le fonti rinnovabili saranno più competitive rispetto a quelle fossili; a sostenerlo è Irena, l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili; dal rapporto, “Renewable power generation costs in 2017“, è emerso che nel giro di due anni, le energie rinnovabili saranno competitive in termini di costi con i combustibili fossili.
La novità sta nel fatto che la stima di Irena riguarda tutte le fonti rinnovabili; non solo solare ed eolico, ma anche geotermia e bioenergia saranno più convenienti di petrolio e carbone. Secondo l’analisi, solare ed eolico, che negli ultimi 10 anni sono cresciuti sempre più, potrebbero arrivare a fornire energia elettrica ad un costo di 0,03 dollari per kilowattora, molto più basso di quello relativo all’energia generata dai combustibili fossili (da 0,05 a 0,17 dollari a kWh). A partire dal 2010, infatti, i costi dell’energia eolica sono diminuiti di circa un quarto, mentre quelli del fotovoltaico sono calati del 73%. Sembrava lontano, ma il sorpasso del carbone da parte del rinnovabile è già realtà. I costi medi dell’eolico (on shore) e del fotovoltaico, rispettivamente 0,06 e 0,10 dollari a Kwh, ne delineano un calo crescente.

Anche l’energia idroelettrica, la bioenergia, e la geotermia, negli ultimi 12 mesi, hanno dimostrato di essere ottime competitors dei combustibili fossili. Nel 2020 si prospetta la svolta definitiva che, secondo Adnan Z. Amin (direttore generale di Irena), determinerà un cambiamento definitivo nel mondo energetico: “La diminuzione dei costi tra le tecnologie non ha precedenti e rappresenta il grado con cui l’energia rinnovabile sta distruggendo il sistema energetico globale”.
Le rinnovabili: modello economico intelligente

Secondo Irena, la diminuzione dei costi del rinnovabile, è da ricondurre a tre precisi fattori:
– la diffusione di appalti sempre più competitivi
– l’aumento del numero e dell’esperienza degli sviluppatori dei progetti che competono sfruttando le opportunità dei mercati globali
– i continui progressi tecnologici

Passare alle rinnovabili non rappresenta soltanto una decisione nel rispetto all’ambiente, ma un modello economico intelligente. I governi di tutto il mondo se ne stanno accorgendo ed è per questo che stanno portando avanti programmi economici che prevedono basse emissioni di carbonio.
La transizione sarà determinante anche per l’occupazione, la crescita del paese, e per il miglioramento della salute.
Per riuscire in questa impresa però, è necessario mandare in pensione tutti gli impianti a carbone ancora funzionanti; i 258 impianti ancora attivi in Europa, per esempio, hanno determinato il 38% delle emissioni totali, ovvero il 15% dei gas serra prodotti dall’EU nel 2017.