Secondo quanto afferma Jorden Randers, nel 2052 saranno solo due i paesi che produrranno energia nucleare: la Cina e la Francia, ma anche questi stati elimineranno del tutto questo genere di produzione entro il 2065.

Le ipotesi di Jorden Randers possono non trovare d’accordo tutti, ma la necessità di cambiare e investire nella produzione di energia elettrica proveniente da fonti più sostenibili in realtà è un must sia per salvaguardare il pianeta dal riscaldamento globale che per offrire una maggiore sicurezza alla popolazione mondiale. Si conoscono infatti i possibili pericoli che possono scatenare l’utilizzo delle centrali nucleari ed i danni procurati. Basta pensare a Černobyl oppure al disastro di Fukushima registrato nel 2011, ma nonostante si abbiano dati certi che riguardano la pericolosità di questo genere di produzione ad oggi sono ben 61 le centrali nucleari che sono ufficialmente in costruzione.

La “buona” notizia è che di queste 61 centrali 12 risultano essere in fase di costruzione da circa 20 anni, mentre delle restanti 43 non si conoscono nemmeno le date previste per l’avvio dei lavori, quindi si può affermare che si può ancora sperare che questi progetti non vengano portati avanti.

Energia nucleare: sostenitori ed oppositori

Un ruolo importante nelle decisioni che vengono prese sull’argomento “centrali nucleari” ce l’hanno gli ambientalisti, che a differenza di quel che si crede comunemente, spesso sono divisi sull’energia nucleare. Nonostante gli aspetti negativi che riguardano questo genere di produzione elettrica superano nettamente quelli positivi, in tanti continuano a sostenere la costruzione di nuove centrali nucleari ed il funzionamento di quelle già esistenti, affermando che il loro funzionamento è l’unico modo per ridurre l’utilizzo di combustibili fossili e per mantenere accettabili i costi dell’energia.

Nonostante i vari sostenitori (governi, investitori privati, ecc.) Jorden Randers (e non solo) è convinto che l’energia nucleare è destinata ad andare in pensione, perché ci sono tre validi motivi per accantonare questo settore:

  • I costi sono troppo alti per costruire una centrale nucleare, spesa che in passato è stata sostenuta in gran parte dai governi (oggi non più disposti ad investire come prima nel settore) e che fanno scoraggiare la maggior parte degli investitori privati se il 100% del budget deve essere sostenuto solo da soldi privati.
  • L’utilizzo di questa fonte energetica sta diminuendo, infatti viene superata costantemente dalle fonti rinnovabili. Oggi si calcola che l’industria nucleare sta generando solo il 13% del totale circa il 5,5% dell’energia commerciale primaria, dati che sono destinati ad abbassarsi ulteriormente nei prossimi anni.
  • Le strutture nucleari sono troppo vulnerabili, quindi possono essere dei facili bersagli per i terroristi. Inoltre, come si è potuto costatare a Cernobyl e Fukushima in caso di guasti e disastri naturali le conseguenze possono essere disastrose. Si tratta quindi di strutture pericolose che, tra l’altro hanno anche una vita abbastanza breve (mediamente circa 26 anni), e quindi i costi da affrontare per la loro costruzione sono troppo alti se paragonati alla vita media di una centrale.

In sostanza, le teorie su un futuro senza centrali nucleari sono destinate a diventare realtà, in quanto gli aspetti negativi superano nettamente quelli positivi, indipendentemente dalla prospettiva con la quale si analizzano.