
Già da diversi anni l’Economia Circolare è diventata una delle basi delle politiche ambientali ed economiche dell’Unione Europea, ma per arrivare alla completa transizione dal vecchio modello di economia lineare ad una completamente circolare la strada è ancora lunga. Tuttavia, l’Italia è riuscita ad affermarsi da questo punto di vista, diventando uno dei paesi leader dell’Economia Circolare ed il trend rimane positivo.
Le basi sono buone
Riciclare, ridurre e recuperare le risorse sono le basi di una buona Economia Circolare e tra i vari paesi europei l’Italia riesce a mantenere un ottimo rating: il tasso di circolarità dell’economia si attesta al 17,1%, percentuale tra le più alte in Europa. Dal 2010 in poi, in Italia le materie seconde usate sono cresciute del 47% sul totale dei consumi, mentre a livello europeo la crescita registrata è stata pari al 6%. Non solo, nel 2016 l’Italia ha registrato il più alto tasso di riciclo sui rifiuti prodotti, ovvero ben 79% sul totale. Infine, sono interessanti sono anche i dati rilasciati dagli indicatori energetici: tra il 2010 ed il 2016 i consumi energetici si sono ridotti del 13%, i consumi dei vari combustibili fossili sono scesi, mentre si è verificato un netto aumento dell’utilizzo delle energie rinnovabili.
Le energia rinnovabili tra i settori trainanti
A trainare il trend positivo dell’Economia Circolare in Italia sono soprattutto i numerosi servizi orientati verso la gestione dei rifiuti riciclabili, il settore appartenente all’industria manifatturiera che utilizza materie seconde, ma anche il ciclo idrico che si basa sia sul recupero che sul riuso. Infine, una menzione a parte va al settore delle energie rinnovabili ed ai servizi offerti dai vari settori produttivi orientati alla manutenzione e riuso dei beni.
Qual’è il freno allo sviluppo?
Parlando di cifre, si può affermare che tutte queste attività in Italia valgono all’incirca 88 miliardi di euro (fatturato), 22 miliardi di euro a livello di valore aggiunto e impiegano circa 600.000 persone (dati rilevati nel 2015). Tuttavia, secondo i dati rilevati all’inizio dell’anno, mentre alcuni settori aiutano il paese a rimanere tra le prima posizioni nella classifica dei paesi più virtuosi a livello di Economia Circolare, altri oscillano tra alti e bassi. Per esempio, mentre il settore delle energie rinnovabili, quello del riciclo dei rifiuti e di efficienza energetica trainano questo trend positivo, non si può dire lo stesso della raccolta dei vestiti usati, che in Italia sta all’11%, mentre negli altri paesi europei si toccano punte anche del 70% (in Germania), così come c’è da migliorare a livello di riparazioni di qualsiasi genere.
Le strategie delle istituzioni per non perdere la leadership
Nel frattempo le istituzioni europee continuano a mettere in atto varie strategie per promuovere sempre di più sistemi di sviluppo industriale ecocompatibili. L’Italia, che attualmente ha un buon indice complessivo di circolarità, ovvero ben 103 punti, mentre il Regno Unito ne ha 90, la Germania 88, la Francia 87 e la Spagna 81, se non migliorerà alcune politiche ed aspetti burocratici rischia di scivolare dietro ai paesi che attualmente si situano nei posti più bassi. La mancanza degli impianti che permettono di gestire efficientemente i rifiuti e di trasformarli in beni riutilizzabili sono tra i punti più discussi e che possono penalizzare le perfomance dell’Economia Circolare, così come la poca chiarezza sulle materie prime che possono o non possono essere riciclate.